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Mi chiamo Carla COLOMBO, sono una pittrice e scrivo di poesia, ma, poichè amo tanto l'arte , oltre al mio sito ed ai miei blogs che qui sotto vedete, ho aperto questa Galleria virtuale per dare spazio all'arte di altri artisti. A tutto il marzo 2017 hanno esposto la loro arte su queste pagine virtuali 100 artisti con diverse espressioni artistiche: pittura, scultura, poesia, musica, fotografia ed altro
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giovedì 17 giugno 2010

III PARTE : URLA DELL'ESSERE

SI CONTINUA :

(PREFERISCO POSTARE CON CALMA, in modo che gustiate meglio le lodi di Alessandro, che vanno lette e rilette)


La III parte di altrettante 12 poesie chiude il volume di Alessandro Montalto

Un canto alla pipa

  Nella tua fornace, dormicchia un’asola
per origliare le malignità degli inferi ( ).
  Dal tizzone che lenisci,
trasudano fosche caligini,
dove ogni tuo complice
dissotterra quelle fogge
congiunte al suo inconfessato intelletto (2).
  All’acquavite del calice
di un imperatore esule,
ammogli, decorosamente,
le tue vaporose caravelle,
in uno sviolinato notturno
di un’invernata insonne (3).
  Quella tua vera,
fra il verbo tartagliante e l’oltretomba,
è l’anello coniugale,
fra la tua afrodisiaca voluttà
e il mio tedio,
all’epilogo delle ore di Dio
affidato al canapé di vimini (4).



opera "Un canto alla pipia" china, 30x40 di Ionella Ferro eseguito appositamente per la poesia



Fuga dal nulla


  Che voltastomaco, qua intorno,
quante fedi infrante,
quante ciarle da impostori farisei ( ).

Issate il drappo funereo,
essenze e corpi vivacchiano,
rantolano nell’oscurità,
senza palpito e sorte benevola (2).

Disertando dal baratro spasmodico,
chimerici miraggi,
come guerrieri congiunti al mio fianco,
cederanno amplesso al mio senno (3).

Laddove qualcuno dei tanti santuari dell’impostura
proclami ancora fasulli decaloghi,
la mia verde iride adocchierà un querceto fatato (4).

Se cortigiane incorreggibili
indosserano livree da candide vergini,
il mio timpano coglierà soavità canore fatate (5).

Allorché l’ignoranza appesterà brezze, ruscelli e falò,
il mio fiuto inseguirà fragranze asiatiche (6).

Se indugeranno noncuranti e dal sapore maligno
qualora un bocciolo di glicine sarà offeso,
il mio palato gusterà vini e spezie di un oasi ignota (7).

E se l’ira sciagurata di perfidi eunuchi
infiammerà persino le profonde rocce,
la tinta della mia corteccia neppure s’attenuerà (8).

Ho benallevato i sensi,
quali redini per i purosangue sul mio tragitto,
oggi scamperò al sorgente immane nulla,
e domani (9)?



opera "studio" di Carmelo Cozzo di Adrano


Il lucidatore di scarpe

Come Cristo, gobbo, brandisci alla tua pietà,
coi palmi imbruniti, gli artigli di fallaci borghesi
o mocassini scostumati e allibiti dal tempo
di un becero plebeo, stregato da una gentilizia dama
al cui amabile pungiglione, da sterile, invoca un bacio ( ).

Tenui minutaglie e cere, patine e lacche da vernissage,
nel nefasto fagotto accantoni per il dì nascituro
che accudirà gli spiccioli piovigginosi da saccocce e scarselle,
nel basco di pelle addolorata e in fiera mercanteggiato
con una teca di tintura colore caffé (2).

A te è consacrato il testamento di regnante del sagrato,
il cui diadema lambisci, sugli stivali della porpora
di crema tinteggiati (3).




opera 30x40, china eseguito da Ionella Ferro appositamente disegnata per la poesia



Il richiamo del destriero


  Forse, chissà, le stelle distesero quella mattina
il mio sgombro guscio nella primaverile fragrante radura,
quale avvisaglia alla risurrezione di un eco ( ).
  Una fiumana di purosangue, brenne e stalloni,
guadando la pantanosa steppa in bassorilievo,
osò ledermi lo sguardo con ciprie di creta,
esiliate dalla tenuta genitrice con le gioviali zampate (2).
  Ammonita fu la mia assorta e sonnacchiosa pupilla
e albergata nell’estasi di un puledro cintato dall’armento,
come me acerbo, fasciato dalle braccia di padre e madre
nell’imputridito corteo di pose e maschere carnascialesche (3).



opera "Cavalli" 50x70 grafica di Maria Concetta Lazzaro


Montmartre


 Bramerei una scarpinata
per le malagevoli scorciatoie e gli ardui viottoli
della Montmartre d’Ottocento,
suburbio avvinazzato di pastelli, oli e acquarelli,
sobborgo di bistrot, buvette e gargotte, da raccapriccio ( ).
  Arrafferei i pennelli, o gli astucci o i tubetti,
a uno scapigliato paesaggista carnevalesco
e mi affaccenderei sino alla fiaschetteria più prossima
e, fra le cassapanche e gli scanni di questa,
lo infarcirei di consommé, rollé e crêpes (2).
  A un ritrattista, affiderei il mio effigiato,
per ammansire, sulla sua barattata tela,
le caricature di quel Dorian e di quell’Hyde,
che sonnecchiano, nei dedali del mio avvenuto (3).





opera 30x40 china eseguito da Ionella Ferro appositamente per la poesia


Senilità


Patriarca di reminiscenze d’ogni sorta,
regni adagiato sul seggio dell’ozio ( ).

Aspirando nebbie di tabacco colore deserto,
chinato oramai sulla pochezza dell’esistenza (2),
con indugio la coscienza strugge,
la rovina degli estremi rintocchi ancora impettiti (3).

Anonimo singhiozza il miraggio nella notte
e supplichevole accenna un sorriso il garbo di giorno (4).

Insonne la memoria al signoreggiare della luna sazia,
pressoché incorporeo il risveglio al chiarore del dì novello (5).

 

studio di Carmelo Cozzo di Adrano


alla prossimaaa!!!