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Ciao e benvenuti.
Mi chiamo Carla COLOMBO, sono una pittrice e scrivo di poesia, ma, poichè amo tanto l'arte , oltre al mio sito ed ai miei blogs che qui sotto vedete, ho aperto questa Galleria virtuale per dare spazio all'arte di altri artisti. A tutto il marzo 2017 hanno esposto la loro arte su queste pagine virtuali 100 artisti con diverse espressioni artistiche: pittura, scultura, poesia, musica, fotografia ed altro
..e per ora mi fermo qui con un caloroso saluto a tutti quanti. Contattatemi come e quando volete: carla_colombo@libero.it

Buona arte a tutti!

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domenica 26 settembre 2010

La leggiadrìa poetica di Carla Castellani ed il SUO COMMIATO


SCRIVE CARLA CASTELLANI :

""" Giunta al termine di questa bellissima esperienza, desidero esternare gratitudine profonda a tutti coloro che hanno sfogliato queste mie pagine: sia a coloro che l'hanno fatto restando in silenzio, sia a tutti coloro che l'hanno fatto offrendomi poi il dono prezioso dei loro commenti, qui o altrove.
Un dono di cui sono profondamente riconoscente e che conserverò gelosamente fra le cose a me più care, insieme al ricordo di questa inconsueta ed esaltante esperienza.
Un'esperienza che mai avrei potuto immaginare così coinvolgente e feconda di emozioni e gratificazioni, e per la quale devo un grazie immenso alla sua ideatrice ed organizzatrice Carla Colombo, che desidero qui ringraziare, anche e soprattutto, per le belle parole che in questa vetrina ha dedicato alla mia persona e alle mie "opere".

Avrei desiderato poter offrire l'omaggio previsto, a ciascuno di coloro che esternando le loro emozioni mi hanno arricchita di emozioni. Purtroppo l'esiguo numero di copie rimaste in mio possesso, mi costringe ad effettuare una scelta che, fin dall'inizio ho deciso di lasciare alla sorte e il cui criterio verrà palesato da Carla Colombo a chiusura della mia personale."""
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ALT.....E QUI....ASPETTIAMO LA CONCLUSIONE DELLA PERSONALE ON-LINE!!!
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30 SETTEMBRE 2010
rullo di tamburo :

Krilu' ha deciso

"...Regalo due copie del suo volume al lettore - lettrice che ha lasciato il maggior numero di commenti tra le pagine di questa mia personale :
Le vincitrici  dunque sono :


1) Rita B.  con 8 COMMENTI


2) Sandra Maccaferri con 6 COMMENTI




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COMPLIMENTONIIIII MARIARITA - E SANDRA.......!!!!

 
Invito dunque Sandra  a comunciarmi il proprio indirizzo via mail affinchè possa farlo pervenire direttamente a Krilu', mentre per Mariarita non ci sono problemi, perchè sono già in possesso del suo recapito postale.


Tengo a precisare che mi è possibile comunicare già sin d'ora  i nomi dell vincitrici, poichè i nominativi che seguono in gradutaria, distano due punti,quindi non farebbe comunque in tempo a superare le primi in classifica. 
grazie a tutti.
Carla C.



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Non ho la pretesa di ergermi a scrivere dell'arte poetica di Carla Castellani, non ho né il ruolo né le capacità letterarie per farlo, quindi non scriverò di metrica o di quant'altro necessario per una valida poesia.In queste poche righe desidero  manifestare e scrivere dei miei pensieri  e lo farò semplicemente, con il mezzo che mi è più congeniale...il cuore.


LA LEGGIADRIA POETICA DI CARLA CASTELLANI

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Lo scrivere in racconti e poesia  di Carla Castellani è  uno "spolverare" di  rimembranze nelle quali l'anima del lettore ne resta piacevolmente coinvolto.
Le parole semplici  sussurrate ed amate vengono espresse in  musicalità, in una  melodia dello scrivere che ti entra "dentro", quella che ti riscalda il cuore e che in fondo ti fa rivivere attimi che probabilmente noi tutti abbiamo vissuto.
Nessuna sbavatura, nessuna stonare nella linearità del Suo scrivere!
Le parole scorrono leggiadre su un rigo musicale a volte ingiallito dal tempo e qualunque argomento Carla  affronti la musica è sempre la stessa; dolce e melodiosa anche se il tema a volte proposto non corrisponde al prototipo di serenità e del dolce sentire.  
Il pensiero e la realtà spesso si incontrano. Il cuore e l'anima è un tutt'uno.
Carla Castellani col Suo scrivere regala  merletti e ricami  di versi, sottili percezioni misceltate ad  emozioni che percorrono  sempre un linguaggio poetico dai toni dolci e sussurrati,  come un leggero cadere di fiocchi di neve su aperta campagna...e la  Sua poesia, i Suoi racconti diventano "soffici" e "palpabili".
Un raccontare dunque  con forma lessicale di grande efficacia che delinea uno stile  altamente agile e sicuro e le parole riposte e poi riprese  nel cassetto del tempo diventano sospiri,  ricordi,  dediche particolarmente sentite ad affetti custoditi nel cuore, come raggi  di un sole che illumina l'orizzonte, una voce dai toni delicati, un canto di ritornello evocato  nel tempo.
A mio modesto parere  il grande pregio di Carla è quello di rendere una lirica avvicinabile a chiunque voglia conoscere il suo scrivere, poichè è  sempre colma  di immagini pulite, nitide,  in un susseguirsi  di sensazione, di emozioni  che puntano senza interferenze e raggiri alla  rappresentazione del più puro sentimento.

Carla Colombo
25 settembre 2010

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GRAZIE CARLA (KRILU')

PER AVERMI , PER AVERCI REGALATO
ATTIMI COSI' PARTICOLAMENTE  UNTIMI
NELLE PAGINE SILENTI DI QUESTO SPAZIO VIRTUALI.  



giovedì 23 settembre 2010

UNA NUOVA PAGINA....UN' ALTRA CARLA CASTELLANI

Spesso mi trovo a sostenere che coloro che si nutrono di arte sia pittorica, letteraria o altro, di solito manifestano altri interessi  dove le capacità manuali vengono coinvolte con il conseguente risultato ottimale.

La nostra Carla Castellani,protagonista di questa vetrina, non smentisce questa mia certezza.

Come lei stessa scrive qui sotto, è  incuriosita da tanti altri piacevoli "passatempi" (così li definisce)...Personalmente penso  che siano delle vere forme artistiche che devono senz'altro essere considerate.


Così scrive Carla Castellani  :

Le cose che nel tempo mi hanno attratta, incuriosita, affascinata, sono davvero tante, forse troppe perché io mi ci possa dedicare come meriterebbero.
Vivendo nella città del mosaico, come potevo non essere attratta da questa particolare forma d´arte?
Non mi riferisco al mosaico che va adesso di moda, ottenuto con tessere pre-tagliate in modo regolare e attaccate con la colla. Intendo il mosaico vero, quello realizzato montando con metodo diretto o indiretto le tessere ricavate a mano da pezzi di marmo o di pasta vitrea con martellina e taglierina (rischiando magari qualche martellata sulle dita...).

Ho desiderato per anni di impararne la tecnica e finalmente, cessata l'attività lavorativa, ho trovato il tempo di frequentare dei corsi, grazie ai quali ho potuto realizzare copie di mosaici antichi ed anche mosaici moderni su mio progetto.







CIELO E MARE







COLOMBO






Adoro anche realizzare composizioni floreali, utilizzando materiale fresco, secco, sintetico o pressato.








Un hobby molto gratificante, che metto in pratica soprattutto nel periodo natalizio, per adornare la mia casa o fare un regalino a qualcuno.








Non voglio certo spacciarmi per fotografa, ma poichè ritengo che la fotografia sia l´unico modo che l´uomo possiede per fermare l´attimo fuggente, per anni mi sono divertita a fissare i momenti indimenticabili dell´infanzia e dell´adolescenza dei miei figli.

Ora che i miei soggetti preferiti non sono più disponibili a lasciarsi immortalare, ho spostato la mia attenzione su altri soggetti, in particolare su piante e fiori, abbinando così questo hobby alla mia passione per la botanica.



































Non male vero?
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E con questa ultima pagina HO TERMINATO  l'inserimento di opere letterarie di Krilu' e alcuni immagini dei suoi  "come li definisce" passatempi.

La prossima pagina chiuderà definitivamente la presente personale on-line che sarà comunque in evidenza fino al 30 settembre, ma resterà in elenco a sinistra del blog e quindi visibile in qualsiasi momento (come per tutte le altre personali qui inserite)

La prossima pagina sarà dedicata al commiato  finale ed alla proclamazione dei  lettori che si aggiudicheranno il volume di Carla
LA LINGUA CHE CI ACCADE.

grazie ed alla prossima.....a giorni

mercoledì 22 settembre 2010

..ED ANCORA : RACCONTI



Continuo con gli scritti di Carla Castellani proponendoVi  altri due racconti, che per la verità la stessa Carla aveva timore di proporre data la lunghezza degli stessi.
Sappiamo che nel virtuale tutto è veloce, d'impatto...ma...voglio ancora una volta sfidare questo detto ...e richiedo ancora  la Vostra attenzione per questi due racconti, perchè penso che Vi possano coinvolgere leggendo riga dopo riga...


IL MELO

Il melo, addossato alla recinzione dell'orto, allungava i suoi rami sull'angolo meno calpestato del cortile dove l'erba, libera di crescere, formava un verde tappeto.
Sedute a terra, sotto la sua ombra, stavano due bimbe. Era quello il loro luogo preferito e, da sempre, il melo aveva assistito ai loro giochi, alle piccole baruffe, alle subitanee riappacificazioni.
Quell'amicizia, nata e cresciuta con loro, le legava di un vincolo fraterno e - ne erano certe -indissolubile.

La più giovane, leggermente più alta della sua compagna, aveva morbidi capelli castani e grandi occhi tristi, di cerbiatta spaurita. L'altra bimba aveva riccioli ribelli, di un caldo colore dorato, e occhi ridenti illuminavano la sua espressione sbarazzina.
Troppo piccole per frequentare la scuola, condividevano giochi, infanzia e mentine di zucchero, mentre il melo, come un benefico nume tutelare, presiedeva le loro giornate.
Vestito in primavera di tenui fiori bianco-rosati, vedeva arrivare le sue piccole amiche ebbre di voglia di correre e rotolarsi nell'erba, dopo la forzata segregazione invernale, e le salutava con una pioggia di petali bianchi.

Indossava poi un verde manto, lucido e scuro, fra cui occhieggiavano i grossi pomi avviati a maturazione, ed accoglieva dell'abbraccio della sua ombra le due bimbe accaldate e ansanti, che crollavano sull'erba, stanche di corse e di giochi, offrendo loro il refrigerio dei suoi frutti succosi, anche se ancora asprigni.
In autunno, dopo la raccolta delle mele che finivano accatastate in dispensa, si spogliava lentamente delle foglie ormai brune ed accartocciate, e si rattristava perché sapeva che i rigori dell'inverno l'avrebbero privato della quotidiana presenza delle sue piccole amiche. Fino al ritorno della primavera non sarebbe stata più la sua ombra, ma il calore delle grosse stufe a legna delle rispettive cucine, ad accogliere i giochi delle due bimbe.

La stagione fredda lo trovava con i rami nudi, inutilmente protesi a proteggere la magra erba invernale, e lo adornava di un prezioso abito di brina. Ora il melo riceveva solo qualche fuggevole visita dalle sue protette che, con le ginocchia e le guance arrossate e rese ruvide dal freddo, si affacciavano frettolose alla recinzione che separava i loro cortili, per confidarsi urgenti segreti.
Le stagioni si susseguivano ed il tempo passava anche per le due bimbe, che ora andavano a scuola. Il melo le vedeva passare la mattina presto col grembiulino bianco e la cartella a tracolla e, nella bella stagione, aspettava con impazienza il pomeriggio quando, finiti i compiti lo avrebbero raggiunto per leggere o giocare sotto la sua chioma.
E ancora le stagioni si susseguivano e il tempo passava. Ora sotto il melo sedevano due adolescenti e le confidenze che sottovoce si scambiavano avevano per solo argomento i primi palpiti del cuore, le prime timide simpatie. Per le due amiche era già finito il tempo dei giochi e, non più bambine ma non ancora donne, non era loro permesso indulgere nell'ozio. Perciò, nei momenti che lo studio dell'una e il lavoro dell'altra lo consentivano, sedevano sotto il melo a ricamare, perché a quei tempi, in campagna, c'era l'uso che le ragazze iniziassero molto presto a prepararsi il corredo. Intente al loro ricamo, sognavano di un futuro roseo e felice. Il vecchio melo, muto custode di quei sogni, trepidava per loro, perché sapeva che la vita non mantiene mai ciò che sembra promettere nell'età lieve dell'adolescenza.
Con il passar del tempo non erano mutate le caratteristiche fisiche delle due ragazze: agile e flessuosa, la più giovane era ancora la più alta, e i lunghi capelli castani incorniciavano un visetto sottile dove navigavano grandi occhi nocciola. L'altra, piccola e minuta, conservava l'espressione gaia che fin dall'infanzia le illuminava il viso, ed era vivace e svelta come un fringuello. Con il tempo, l'oro dei suoi riccioli aveva preso un colore ancora più caldo, e le lunghe ciglia vellutate celavano profondi occhi scuri, dove guizzava sempre l'ombra di un sorriso. Sedevano sotto il melo e con abili dita facevano fiorire sul bianco della tela preziosi ricami, mentre i loro pensieri galoppavano sulle ali della fantasia. Di tanto in tanto alzavano lo sguardo dal lavoro per sbirciare di soppiatto i loro coetanei che, in bicicletta, passavano e ripassavano sulla strada polverosa, facendo acrobatiche evoluzioni e cercando, con qualche frizzo, di carpire la loro attenzione. Ricamavano e aspettavano fiduciose, che il tempo trasformasse in realtà i loro sogni. Nelle sere d'estate, stesa una vecchia coperta sull'erba umida di rugiada, mentre i grilli frinivano fino a stordirle, stavano supine a fissare il firmamento, nell'attenta ricerca di una stella cadente che permettesse loro di esprimere un desiderio. E sempre quelli erano i loro desideri: un futuro felice, un amore ricambiato. I loro coetanei, complice l'oscurità, che l'unica illuminazione era quella fornita dal cielo stellato, si avvicinavano cauti al cancello ma, persa la baldanza che li animava di giorno, stavano timidi a guardarle, senza parlare.
Nel piccolo paese, poche case raggruppate attorno ad una strada polverosa d'estate e fangosa d'inverno, non succedeva mai niente di nuovo: i giovani si sposavano, i bambini nascevano, i vecchi morivano, e le stagioni passavano, troppo lentamente per le due ragazze che aspettavano impazienti il loro futuro di donne.
E ancora una volta arrivò l'estate, improvvisamente. In pochi giorni il grano ancora verde divenne d'oro brunito e la schiera dei mietitori avanzò per i campi lasciandosi dietro stoppie brulle e mucchi di covoni. Sotto il melo, le due ragazze intente al loro eterno ricamo, vedevano passare a sera sulla strada polverosa i mietitori sudati e stanchi che tornavano dal lavoro.
Passò anche luglio, mentre l'aria portava fino a loro il profumo, caldo di sole, del fieno appena tagliato.

Poi arrivò agosto. Solo la più giovane delle due ragazze sedette un giorno sotto il melo, il lavoro abbandonato in grembo, gli occhi persi nel vuoto ad inseguire chissà quali pensieri. La ragazza taceva e il melo non capiva perché una delle sue inseparabili amiche lo avesse ad un tratto abbandonato.
La ragazza taceva e sospirava, di giorno in giorno più triste e, sul ricamo che teneva in grembo, strano… cadevano gocce di pioggia, anche se il cielo era sgombro di nubi.
Fu in un'assolata e afosa mattina di mezz'agosto che il vecchio melo comprese, e desiderò che un fulmine lo incenerisse, per non vedere, per non sapere. In una bara tutta bianca, per l'ultima volta passò sotto la sua ampia ombra, la piccola amica dai riccioli biondi e l'altra, la ragazza dagli occhi tristi, mai più volle sedere sotto il vecchio melo.

Certamente nessuno, nel piccolo paese, più ricorda il grande melo che stava un tempo nell'angolo dell'orto, né una giovinetta dai riccioli d'oro scuro e, dagli occhi ridenti, che seduta sotto la sua ombra, ricamava un inutile corredo, sognando l'amore. Ma c'è, ancora oggi, qualcuno che non ha dimenticato. Attorno a quelli che un tempo erano grandi occhi di cerbiatta spaurita ci sono ricami di rughe, fra i capelli castani fili d'argento e nella sua mente tante illusioni di meno, ma nel suo cuore c'è ancora tanto, tanto rimpianto e, intatti, i ricordi.

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immagini prelevate da Internet, libera scelta di C.Colombo 




E FU SUBITO AMORE

Un minuscolo villaggio alpino, mollemente adagiato sulle pendici della montagna; una ventina di case, non di più, tutte rigorosamente bianche, con i balconi di legno scuro traboccanti di gerani. C'era in atto una tacita gara, fra le signore del paese, a chi esibisse i gerani più belli e questa inconfessata ma palese concorrenza dava origine ad un tripudio di colori che sgorgavano da ogni davanzale, da ogni balcone.



foto di C.Colombo




foto di C.Colombo

foto di C.Colombo


Una chiesetta dal tetto spiovente con un aguzzo campanile e, davanti, in piccolo cimitero, che più che un cimitero sembrava un giardino(che del cimitero non dava il senso di tristezza), con le sue artistiche croci in ferro battuto disseminate fra aiuole fiorite, all'ombra di un imponente tiglio. La domenica, all'uscita dalla Messa, i paesani nei loro tipici costumi della festa, si attardavano davanti alla chiesa, fra le croci, a scambiare saluti e chiacchiere, come se fossero in una qualsiasi piazza di paese.
Di fronte alla chiesa un vecchio alberghetto ostentava la sua malandata insegna, inutilmente, giacché non ho mai visto fermarvisi alcun cliente.
Più frequentato era invece l'altro albergo, un antico maso, che si trovava sulla provinciale il cui proprietario era per metà albergatore e per metà agricoltore.
C'era anche la scuola, con sopra l'appartamento della maestra, una giovane e graziosa biondina.
Al limite del paese una stazioncina abbandonata guardava con le occhiaie vuote delle sue finestre dai vetri rotti, i treni che passavano veloci, senza più fermarsi. Alte erbacce avevano ormai invaso gli interstizi fra le vecchie pietre e i binari abbandonati, tranne quell'unico lucente binario rimasto in funzione, su cui sfrecciava veloce il treno rosso diretto a Dobbiaco e da lì, in Austria. Per i bambini del paese era un luogo incantato, dove andare a giocare di nascosto, immaginando di vivere chissà quali avventure.
Più avanti incominciava il bosco, dapprima un castagneto di alberi secolari, dai tronchi cavi e contorti, con uno spiazzo pianeggiante utilizzato come campo da calcio dai ragazzi del paese e, d'estate, per le feste campestri. Feste molto pittoresche, con i valligiani agghindati nei loro caratteristici costumi, dove si beveva birra, si mangiavano polli allo spiedo e wurstel arrostiti e si ballava, al suono della fisarmonica, saltellanti danze tirolesi.
Più oltre, dove cominciava il bosco di abete rosso e pino silvestre, una piccola cappella, dedicata a S.Sebastiano, costruita interamente dal prete, improvvisatosi muratore, imbianchino ed anche pittore d'immagini.
Proseguendo lungo la strada che, attraversando il bosco, si inerpicava a tornanti verso la cima della montagna, si giungeva ai vasti prati adibiti a pascolo e lassù una grande croce di pietra, corrosa dal tempo e variegata di licheni, ricordava ai posteri i soldati dell'imperatore d'Austria caduti in guerra, (perché un tempo questo era territorio austriaco). Sul fondo valle l'autostrada del Brennero stendeva il suo nastro d'asfalto su cui correvano minuscoli gli automezzi, senza che il loro rumore giungesse a turbare la quiete del piccolo paese, rotta soltanto dagli strilli gioiosi dei bimbi all'uscita dalla scuola e dal rintocco del campanile che scandiva le ore.
Di fronte la Plose, con le sue pendici boscose e la cima calva, costellata da impianti di risalita per sciatori.
Così mi apparve quel piccolo paese in Alto Adige, la prima volta che ci andai, verso la metà degli anni '70. Lo vidi e fu subito amore.
Per undici anni ci ho passato le vacanze, quelle estive, quelle invernali, quelle pasquali, e in ogni stagione questo minuscolo villaggio sapeva emanare un suo fascino particolare.
Sonnolento sotto il sole estivo, con il rosso dei gerani che sembrava incendiare le case; o ammantato di neve, con i lunghi ghiaccioli che impreziosivano i tetti spioventi creando fantastiche sculture di cristallo; o sommerso in primavera da una coltre gialla di tarassaco in fiore.
E, sempre, di notte, un'esplosione di stelle come non si riesce più a vedere sulle nostre città, offuscate dallo smog e dall'inquinamento luminoso.
In questo delizioso villaggio alpino ho lasciato il cuore, e anche dei cari amici, che di tanto in tanto torno a trovare.
Certo, ora il paese è più grande, i prati ricoperti di tarassaco hanno lasciato il posto a tante altre villette bianche con i balconi di legno traboccanti di gerani; c'è un altro piccolo albergo e accanto alla vecchia scuola c'è ora un nuovo edificio scolastico.
La stazioncina abbandonata è sempre più in rovina, ma esercita sempre lo stesso fascino sui bambini del paese che, sfidando i divieti continuano, come i bambini delle generazioni che li hanno preceduti, a scavalcare la recinzione per andare a vivere fantastiche storie fra le vecchie mura cadenti e i binari divelti e arrugginiti.

La chiesetta è stata ridipinta e nel piccolo cimitero c'è qualche croce in più, ma la domenica, all'uscita dalla Messa, i paesani continuano a scambiare saluti e chiacchiere davanti alla chiesa, fra le aiuole fiorite delle tombe.
L'albergo sulla provinciale è stato piacevolmente ristrutturato ed esibisce una invitante piscina ai margini del meleto; ora l'aspetto dell'albergo predomina su quello del vecchio maso, ma c'è sempre il biondo Herr Hermann che di sera siede nel bar con i suoi clienti a giocare a carte e bere birra, mentre Frau Emma, la sua bella moglie, serve gli avventori, nel suo tipico abito tirolese(ne ha uno di colore diverso per ogni giorno della settimana).
La Plose è sempre là, immutata e immutabile e, nelle notti serene, ancora si può vedere una profusione di stelle, pulsanti nel velluto blu cupo del cielo, che sembrano talmente vicine da poterle toccare.

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immagini prelevate dal sito di Carla Castellani, ad esclusione dei balconi fioriti (foto di C.Colombo) 





ALLA PROSSIMA con la penultima pagina..con un'altra Krilu'... e poi ...e poi.... la proclamazione dei vincitori del volume, con metodo scelto daKrilu'

LA LINGUA CHE CI ACCADE

GRAZIE A VOI TUTTI.

martedì 21 settembre 2010

...ED ANCORA : POESIE



Nel ricordare che Carla Castellani omaggerà qualcuno di Voi con il volume
"LA LINGUA CHE CI ACCADE"
nel quale ha collaborato inserendo alcune sue poesie 
continuo la personale della poetessa con
 ANCORA POESIE così definite :


POESIE ALL'ARIA APERTA





MARE D'INVERNO

Un volo alto si perde
e c'è silenzio di gabbiani nel mattino.

Lontano un immobile mare
si fonde e si confonde
in un immobile cielo.

Leggera l'onda lambendo la rena
sommerge impronte di passi
e d'umano passaggio
più traccia non resta.

Una sola grigia pennellata impasta
cielo
mare
spiaggia.

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L'opera scelta per illustrare questa poesia, è stata realizzata
ad acquerello, pennarelli e pastelli dall'artista Luigi del Greco
ed è risultata 1° classificata al Concorso di Arte indetto sul sito di Al-bo
avente come tema proprio il testo della poesia di Carla Castellani.
















LA RAGNATELA


Sul melo del giardino

esili filamenti

tesi fra ramo e ramo

a tessere l'agguato

mille perle di brina

stamane han catturato.



In un merletto lieve

di fili di cristallo

la trappola mortale

s'è mutata.

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Per gentile concessione dell'autrice
l'immagine scelta per illustrare questa  poesia, è intitolata
"Dormono prigionieri di un sogno" ed è stata realizzata dalla fotografa Nina Grioli














dipinto di Van Gogh




LA BARCA

Collana di luci danzanti
si specchia sull'acqua tranquilla
che culla con mano leggera
di madre amorosa e assonnata
lo scafo ormeggiato alla riva.

Gravida è l'aria salmastra
di un denso profumo di pece.
Sciaborda una piccola onda
fra la carena e la sponda
e la barca si dondola lieve
sognando ricami di schiuma
sulla sua coltre profonda.












dipinto di E.Groppi



L'ANGURIA


Intatta

fra i resti del banchetto

sola

una fetta d'anguria

bocca vorace al riso aperta

vermiglia ferita

che nel caldo meriggio

distilla

roseo succo zuccherino.


La polpa quasi sfatta

per estrema dolcezza

assediata è da un caparbio volo

di vespe e calabroni

che alla ridente bocca

alla ferita aperta

vanno a carpire

il dolce della morte.









immagine prelevata da Internet






SERA

Conosco
il respiro profondo del bosco
al calar della sera
quando immerso in liquida luce
d’un tratto sommerso è dall’ombra
che scura invade ogni anfratto
e d’un velo riveste ogni fronda.

Conosco
il languore del cielo
al calar della sera
quando il sole ratto scompare
e dietro le crode a lungo
rimane un bagliore
con toni di rosso e di viola.

Conosco
il fremito arcano che sfiora la valle
al calar della sera
retaggio di arcaici timori
e anch’io creatura di queste montagne
con l’ultimo squarcio di luce
trepida attendo
che la notte mi avvolga.

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Opera 1ª classificata
19° Concorso di Poesia inedita - V Sezione
Comune di Faenza
anno 2004







Le immagini inserite sono le stesse che Carla Castellani ha utilizzato per il suo sito.




ALLA PROSSIMA

lunedì 20 settembre 2010

LA PENNA DI KRILU' - ALCUNI RACCONTI

Mi rendo conto che nel virtuale tutto deve essere di impatto e di veloce visione, ma sfido questo modo di interpretare l'approccio e inserisco qui, in questa pagina tre racconti che Vi consiglio vivamente di leggere.
Continua dunque la personale di CARLA CASTELLANI con alcuni racconti estrappolati dalla presentazione di

CONCORSO
"VOCI DI DONNA - UN RACCONTO A 30 RIGHE

Anche in questa caso le immagini sono le stesse che Carla ha utilizzato per il suo sito.


LA BAMBOLA

Era solo una vecchia bambola con il corpo di stoffa imbottito di segatura e il visetto di cartapesta. Misera bambolina di una bambina povera, consumata dal tempo e dalle troppe carezze.
Già malandata, l’aveva trovata nel pacco dei vestiti smessi che di tanto in tanto arrivavano da parte di una zia benestante, a rimpinguare lo scarso guardaroba della famiglia. E quella bambola sciupata, ripudiata dalla sua cuginetta che certamente aveva di meglio con cui giocare, era apparsa ai suoi occhi come un tesoro prezioso.
Sua madre, dopo averla ripulita, le aveva sostituito lo sbrindellato abito di seta rosa, confezionandole un grazioso abitino di cotone a fiori con gli avanzi di un vecchio vestito, e aveva nascosto in una cuffietta celeste i pochi ciuffi di stoppa biondastra residuati dell’originaria capigliatura a boccoli. Poco o nulla invece aveva potuto fare per sistemare il naso             irrimediabilmente schiacciato, su un visetto su cui spiccavano immobili occhioni blu dalle lunghe ciglia disegnate. Ma che importava? A lei, che l’aveva amata fin dal primo sguardo, appariva bellissima.
Non ricordava di averle mai dato un nome, che un nome sarebbe forse servito a distinguerla fra altre bambole, ma lei non aveva altre bambole con cui confonderla.
Sua amatissima compagna di giochi, era secondo i casi la figlioletta per la quale preparava la pappa con intrugli di acqua, erbe e terra, la scolaretta a cui, fungendo da maestra, ripeteva le nozioni imparate a scuola, ma soprattutto era la sorellina che lei, figlia unica, avrebbe tanto desiderato avere. Era stata la muta confidente di tutti i crucci e di tutti i sogni della sua infanzia, e per tutta l’infanzia l’aveva accompagnata, consumandosi e sciupandosi sempre più.
E un giorno scomparve, insieme alla scatola che conteneva i suoi pochi balocchi.
Suo padre aveva deciso che era ormai troppo grande per giocare e aveva gettato tutto nella scarpata che in paese fungeva da discarica.
Ma lei … lei aveva soltanto undici anni!

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IL VIAGGIO

Te ne sei andata a dicembre.
Hai detto: “E’ giunto il tempo per me di lasciare il mio caldo nido. Devo provare a volare da sola.”
Ho annaspato in cerca di un appiglio, un breve, inutile rinvio: “Aspetta almeno che sia passato Natale …” ti ho supplicata.
“Vorrei - hai risposto - ma il mio amore è impaziente, e mi aspetta”.
Hai impacchettato un po’ delle tue cose, senza dimenticare, ovviamente, il piccolo cuscino piatto che fin da piccina ti ha accompagnata nel sonno, senza il quale non sai addormentarti.
Un lungo, convulso, silenzioso abbraccio ha segnato il distacco.
Furtivamente ti ho fatto scivolare in tasca la chiave di casa, che avevi lasciato sulla consolle dell’ingresso.                                                                                    
Trovandola, avrai certo compreso il mio tacito messaggio: “Questa sarà sempre la tua casa, il rifugio dove tornare, quando e se lo vorrai”.
A lungo sono rimasta a fissare il punto dove la tua vetturetta bianca è scomparsa, inghiottita dalla bruma invernale.
Oltre i vetri il mare mugghiava furioso, spiaggiando detriti.
Carica di aspettative, e forse un poco spaventata, tu iniziavi il tuo viaggio verso una vita autonoma.
Io, nella stanza ormai invasa dalle ombre della sera, rotte a tratti dalle luci intermittenti dell’albero di Natale, cercavo di metabolizzare il distacco, mentre continuavano a girarmi nella mente questi versi di Emily Dikinson:
“Non sapendo quando l'alba possa venire lascio aperta ogni porta, che abbia ali come un uccello oppure onde, come spiaggia …”
Spero con tutto il cuore che le tue giovani ali possano sostenere per sempre, sicuro e felice il tuo volo, ma … dal giorno che sei partita, non ho più messo il chiavistello alla porta.

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Racconto selezionato per la lettura pubblica
Concorso "Voci di donna - Un racconto in 30 righe" 2009
Comune di Ravenna Circoscrizione di Piangipane





IL SOGNO

Svegliati Ginetta!” La voce perentoria della nonna, oltrepassando le barriere del sonno, frantumava l’ultimo sogno, che si dissolveva come una bolla di sapone, mentre la luce che entrava dalle imposte spalancate con foga, le feriva gli occhi.
Quando a svegliarla era la mamma il risveglio era meno traumatico, ché lei la svegliava con un bisbiglio e una carezza lieve sui capelli, e delle imposte apriva appena uno spiraglio, permettendole di abituarsi con gradualità alla variazione di luce. Ma anche in questo caso il sogno svaniva, lasciandole la vaga sensazione di essere stata defraudata di qualcosa che le apparteneva.
Ah come avrebbe voluto, almeno una volta, potersi svegliare con calma, quando il sonno avesse compiuto il suo tempo e il sogno fosse giunto a termine. Ma anche i bambini, nell’economia della famiglia contadina, avevano ben precise mansioni da svolgere e non era permesso poltrire nel  letto
                                                                       
E tanti erano stati i sogni interrotti, nel corso della sua vita, come quando, ormai ragazza, a svegliarla non erano più le voci della nonna o della mamma, ma il rombo minaccioso dei bombardieri o il fragore delle bombe.
In seguito, a strapparla al sonno, era stato il pianto dei suoi bambini e poi, per molti anni, il trillo insistente della sveglia, ché l’aspettava il lavoro in fabbrica.
E’ di nuovo una voce umana ora, una voce maschile, bassa e autorevole, quella che sta cercando di violare la barriera del suo sonno: “Apri gli occhi Ginetta! Svegliati!”
“No! - vorrebbe rispondere lei - Lasciami dormire!”. Ma il grosso tubo che da alcuni giorni si perde dentro la sua gola le impedisce di parlare. Allora stringe con forza gli occhi e, con determinazione, si aggrappa al suo sogno: è un bel sogno, e stavolta non permetterà a nessuno di portarglielo via.
La voce finalmente tace e mentre i picchi del diagramma, sul monitor a capo del letto, si trasformano in una linea piatta, Ginetta continua ad avanzare verso la luce che illumina l’orizzonte, sulla verde prateria fiorita del suo ultimo sogno.

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Racconto selezionato per la lettura pubblica
Concorso "Voci di donna - Un racconto in 30 righe" 2010
Comune di Ravenna Circoscrizione di Piangipane



(dipinti prelevati da internet : Grenze , Russel, Picasso)  


...E NON FINISCE QUI...

domenica 19 settembre 2010

LA PENNA DI KRILU : ALCUNE POESIE



Inserire le poesie di Krilu' è come accarezzare una pagina di un prezioso libro di antiche memorie e di scritti leggiadri, emozioni e sussurri del cuore densi di nostalgie e malinconie.
Non voglio sciupare nulla del Suo sentire, ed allora in questa nuova vetrina dedicata alla poetessa, ho deciso di proporVi i suoi scritti prelevando tutto esattamente come Lei stessa ha inserito  a suo tempo nel suo sito, le stesse immagini, le stesse impostazioni, le stesse didascalie.

Vi suggerisco, leggendo ora le poesie di Krilu', di accompagnarVi con una musica di sottofondo, una dolce melodia, magari un notturno di  Chopin oppure semplicemente aprite il video che ho inserito nella home page de questo blog a fondo pagina.
Le parole delle sue poesie si fonderanno con la musica in un perfetto connubio di armonia, parola dopo  parola, attimo dopo attimo.

Ecco a Voi LE POESIE DI KRILU' 



LE POESIE DEL RICORDO
di
CARLA CASTELLANI


"Maternità" ed è stata realizzata dalla pittrice Mariarita Brunazzi


L'ASSENZA

Non c’era la sua mano
a ravviarti i capelli

non c’era il suo respiro
a sfiorarti in un bacio

non c’era la sua voce
a sussurrarti “dormi”

Alla tua infanzia sepolta
nel buio della stanza
densa d’inquietanti presenze
appariva la notte

Così stringevi gli occhi
per fugare le ombre
forte stringevi gli occhi
per affrettare il sonno
a placare la tua mente errabonda

e oltre la linea sottile
dei riflessi e delle ombre
nel sogno ti accoglieva
di tua madre una carezza lieve
ed un sussurro
"dormi"
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Opera 2ª classificata
23° Concorso di Poesia inedita - V Sezione
Comune di Faenza
anno 2008










immagine prelevata da internet

 
LA FIAMMA

Maliarda
nel camino la fiamma
danza una danza antica
danza una danza nuova
e accende
da nicchie di memoria
la voce cantilena
la voce filastrocca
la voce della nonna
che racconta.

Si dipana
ruvida densa lana
fra le consunte dita
e si dipana
la trama della fiaba
la più bella
sempre e soltanto quella
vogliono i bimbi udire.

Riverbera
su visetti ammaliati
un tremolio di fiamma
e accende d’ ossidiana
le pupille stellate

finché
di sonno s’empiono gli occhi
e la voce si smorza
e langue
e si dissolve
in un guizzo di fiamma.
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Opera 2ª classificata
20° Concorso di Poesia inedita - V Sezione
Comune di Faenza
anno 2005







dipinto di Pissarro



GENNAIO MILLENOVECENTOSESSANTA
(dedicata a Diana)

L’inverno ricamava di merletti
le scabre nudità dei biancospini
e di freddo l’aria profumava
e di fumo di legna dei camini.

Un pettirosso ardito sopra il pero
curioso spiava il nostro andare
sopra il fango rappreso di un sentiero
che d’altri passi serbava orme gelate.

Nell’aria sottile di gennaio
l’affanno della corsa sollevava
acerbi seni e scarmigliati crini
e con dita di brina accarezzava
gote arrossate e illividite membra.

Il correre giocoso s’arrestava
sull’argine gelato del Lamone
e di lassù l’orizzonte del mondo
valicando frontiere quotidiane
raggiungeva il pensiero e l’illusione.

Inconfessato un sogno nascondevi
sotto frange di palpebre socchiuse
e domande sottese e silenziosa
ascoltavi il fragore del silenzio.

Ma il soffio della notte il sogno spense
e l’ala dolce della tua breve vita
mai ti condusse oltre quell’orizzonte.

Io sola percorsi sconosciute strade
raccogliendo i detriti della vita
ma dietro palpebre grevi ancora conservo
il ricordo dell’ultimo tuo inverno.

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Pubblicata su
"Una voce che chiama la voce"
Collana In/Formazione n.3 - maggio 2001
edita da Università per la Formazione Permanente degli Adulti "G.Bosi Maramotti"











dipinto di Vam Gogh  




PENSIERO VIANDANTE

Ritornerò
per agresti sentieri
alla dimora antica
dove ancora la rondine fa il nido
e bubbola il gufo nella notte illune.

Affonderò
avide, nude dita nella zolla feconda
che custodisce e nutre
mai divelte radici.

Ritroverò
nel notturno silenzio delle stelle
l’afrore dolce-amaro
del sambuco fiorito
e sullo schermo sfrangiato dei ricordi
sfocate immagini riprenderanno vita.

Sarà dolce e accorata la memoria
e filtrate dalle alchimie del tempo
anche le antiche pene vestiranno
il tenue velo della nostalgia.
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Opera 1ª classificata
22° Concorso di Poesia inedita - V Sezione
Comune di Faenza
anno 2007












immagini da internet





METEMPSICOSI

Se mai un giorno
in altro tempo
in altra vita
incontrerò il tuo sguardo
in sconosciuti occhi

e un lembo d’anima
fra le pieghe di antiche nostalgie
ritroverà il tuo calore

forse saprò perché
per un istante – madre –
mi avrà tremato il cuore.
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Pubblicata su
"Una voce che chiama la voce"
Collana In/Formazione n.3 - maggio 2001
edita da Università per la Formazione Permanente degli Adulti "G.Bosi Maramotti"











FUOCHI D'AMORE

Una tranquilla insenatura
accogliente e sicura
è il cavo delle tue braccia
cui sempre volge
la prua della mia vita
guidata dal bagliore
dei falò che sulla riva
accendesti per me.

Ed è verso quei fuochi
che nel tempo alimenti
con dedizione e amore
che la mia rotta traccio
verso l’approdo sicuro
del tuo tenero abbraccio














Le immagini utilizzate sono le stesse utilizzate da Carla Castellani all'interno del suo sito, con autorizzazione degli stessi artisti o prelevate da internet.

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